domenica 30 marzo 2008

Mostre a Roma 2: Ottocento e Renoir / Exhibition in Rome 2: XIX century and Renoir


Chi non ama il Novecento? Le avanguardie, le trasformazioni, la tecnologia, l’informatica…mai l’arte è cambiata quanto in questo secolo. Eppure non è possibile comprendere la ricchezza di quegli anni senza guardare alle basi su cui sono nate: quelle prime gocce di rivoluzione sgorgate nell’Ottocento. Mai una mostra aveva indagato tanto bene su questo secolo come quella in corso alle Scuderie del Quirinale. Un’esposizione interessante, sia per l’allestimento che per le opere esposte. Le luci creano splendide ombre sui corpi dei “Pugilatori” di Canova con lo sfondo del “Quarto Stato” di Pelizza da Volpedo: un accostamento originale e di sicuro impatto per chi comincia il percorso. Il grande protagonista della mostra, però, è Francesco Hayez, presente non solo con lo splendido “Bacio”, ma anche, tra gli altri, col magnifico “Pensiero malinconico” (nella foto), dove gli occhi tristi di una donna emozionano profondamente, e “Venere che scherza con due colombe”. Man mano che si procede nella mostra si vede come gli stili classici vengano abbandonati, e i soggetti cambino, diventando più bui, come il tenebroso “Asfissia” di Angelo Morbelli, scena del suicidio di due amanti. Cupi presagi di un secolo, il Novecento, dove l’uomo ha saputo mostrare la sua parte più luminosa, ma anche l’oscuro abisso della sua anima.

Paesaggi dai colori così chiari che quasi scompaiono sulla tela, ritratti delicatissimi, nature morte classiche. La mostra in corso al Vittoriano dedicata a Renoir espone varie opere del pittore francese, senza portare in scena, però, alcun grande pezzo. Ricalcata su quelle che hanno riempito in precedenza la struttura è prevedibile e quasi stucchevole in alcuni punti. Un allestimento scarno e sonnacchioso non riesce a dare quel qualcosa in più allo spettatore, una tendenza che, purtroppo, contraddistingue le mostre del Vittoriano, che puntano tutto sui grandi nomi, senza offrire effettivamente belle opere e bei contorni. Quasi in contrapposizione con le altre mostre presenti nella Capitale, qui il classicismo appena stemperato da punte di impressionismo di Renoir non riesce a emozionare fino in fondo. Ciò che resta è una frase dell’artista: “Il problema con l’Italia è che è troppo bella. Perché preoccuparsi di dipingere quando si ricava un tale piacere semplicemente guardandosi intorno?”. Sembra quasi un invito a lasciar perdere e a farsi una passeggiata per Roma. Peccato che piova.

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