giovedì 31 luglio 2008

Mangiatori di bambini: "Animanera", film di Verzillo / Children Eater: "Animanera, movie by Verzillo

Sono 600 i bambini vittime di pedofilia lo scorso anno in Italia, 100mila i potenziali pedofili, mentre l’introito medio di un sito pedopornografico è di 90mila euro. È da queste cifre che parte “animanera”, film autoprodotto per la regia di Raffaele Verzillo, presentato oggi a Roma. Realizzata nel 2006, solo adesso la pellicola ha trovato un canale di distribuzione attraverso la Medusa Film, per portare in tutte le sale d’Italia il grande problema dei pedofili, anzi dei pedofagi, come li definisce il regista perché “queste persone mangiano davvero l’anima dei bambini. Questo è il male assoluto”. Il film parla di un uomo dall’aspetto distinto, rispettabile, che, però, ha un’attrazione morbosa per i bambini, tanto da arrivare a rapirli per stuprarli e ucciderli in un gabbia da film horror, nascosta in un, all’apparenza innocente, garage. Poi gli succede di innamorarsi di un bambino speciale, che riesce a resistergli e a fargli cambiare modalità di agire, un errore che, con un piccolo aiuto della fortuna, porterà il poliziotto e la psichiatra sulle sue tracce a fermarlo. Il film è stato finanziato da imprenditori privati che, insieme alla maggior parte del cast artistico e tecnico, hanno rinunciato ai propri compensi in cambio di una partecipazione agli eventuali utili della distribuzione del prodotto. “Animanera” ha anche vinto premi e riconoscimenti in molti festival e ha ottenuto importanti sponsorizzazioni da molte associazioni, prima di tutte la Croce Rossa italiana. “Questo film mostra come la differenza tra una persona normale e una patologica è molto più labile di quanto si crede e questo ci fa riflettere” ha detto Massimo Barra, presidente dell’organizzazione sanitaria. Durante la proiezione del film nelle varie sale italiane sarà possibile trovare gli stand di tutte le associazioni che hanno partecipato. Domenico Fortunato, che nel film interpreta un magistrato che lavora al caso del pedofilo killer, ha invitato a prestare più attenzione a chi si batte in Italia contro questo fenomeno: “Si devono dare risorse a questi uomini che ne hanno bisogno, fanno un lavoro scuro, lontano dai riflettori”. Il regista Raffaele Verzillo ha anche sottolineato il lavoro svolto con i bambini e soprattutto con il giovane protagonista, Luigi Santoro: “Abbiamo fatto molte prove con lui, abbiamo giocato e l’aiuto dei genitori è stato prezioso. Soprattutto, però, ho trovato un attore meraviglioso”. Ed è proprio il bambino ad avere l’ultima parola: “Non ho avuto problemi a fare questo film – ha detto – non sapevo di cosa si trattasse davvero, non mi sembrava un film brutto all’inizio, poi ho visto certe scene e mi sono reso conto”. Il film è stato vietato ai minori di quattordici anni, quelli che più di tutti avrebbero potuto identificarsi. “Il divieto è sacrosanto – dice Verzillo – se i genitori vogliono far vedere questo film ai figli glielo spieghino passo per passo”. Sono proprio loro, i grandi, infatti, a dover tenere sempre a mente un insegnamento prezioso: non fare come i genitori del film, stare vicini ai propri bambini, perché i pedofili puntano a conquistare i bambini lasciati soli e senza affetto.

giovedì 3 luglio 2008

Attendere l'arte: "Sala d'Attesa" alla Sala Uno / Waiting for Art: "Waiting room" in Sala Uno


Attesa, attesa, attesa...Quanto tempo della nostra vita passiamo ad attendere cose che forse non arriveranno mai? Si tratta del tema di una mostra particolare che si svolge in questi giorni presso la Sala Uno, a Roma, nei pressi di San Giovanni, traformata per l'appunto, in una Sala d'Attesa.
Dieci gli artisti presenti (Agnieszka Blazy, Joanna Ganczarek, Isabella De Chiara, Cristiana Fasano, Eduardo Herrera, Daniela Masala, Adriano Petrucci, Serena Santamaria, Alessandro Vizzini, Simone Zaccarella), dieci ragazzi che hanno appena terminato gli studi all'accademia di belle arti di Roma e sono pronti a confrontarsi con mezzi espressivi diversi da quelli canonici. Ecco dunque scultori alle prese con video e istallazioni acustiche o pittori che creano oggetti dalle forme eteree. Lo spazio viene trasformato da una lunga linea gialla, opera di Agnieszka Blazy e Joanna Ganczarek, che simbolegga l'attesa dei passeggeri nelle stazioni. Le opere sono collegate da corde, avvolte al corpo di Cristiana Fasano, scenografa che si ritrova attrice in una performance che trasfigura l'ambiente, portando gli spettatori ad attendere il proprio turno per recarsi da un'opera all'altra. Adriano Petrucci propone un contenitore di tempo: un grande barattolo che contiene i bigliettini col numero che si usano per fare la fila al supermercato, firmati da chi li aveva presi. Tra istallazioni di scarpe e suoni, tra poesie nel vetro e sedie con video lo spettatore non sa più cosa attendere, e l'attesa, per una volta, diventa incredibilmente dolce.
Roma - dal 20 giugno al 5 luglio 2008
Sala d'Attesa
SALA 1
Piazza Di Porta San Giovanni 10 (00185)
+39 067008691 (info), +39 067008691 (fax)
salauno@salauno.com
www.salauno.com
Waiting, waiting, waiting...How much time of our life is spent waiting for things that maybe will never arrive? That's the time of a curious exhibition set in these days in Sala Uno, in Rome, near San Giovanni, transformed for this reason in "Sala D'Attesa" (waiting room). The artists involved are ten (Agnieszka Blazy, Joanna Ganczarek, Isabella De Chiara, Cristiana Fasano, Eduardo Herrera, Daniela Masala, Adriano Petrucci, Serena Santamaria, Alessandro Vizzini, Simone Zaccarella), ten youths that have just finished the studies in the Accademy of Fine Arts and now are ready to face new expressive tools, different from the usual one. That's why we see scupltors making videos and acustic operas, or painters making soft objects. The space is transformed by a long yellow line, by Agnieszka Blazy e Joanna Ganczarek, rappresenting the waiting of passengers in the stations. The pieces are connected by ropes, tied to the body of Cristiana Fasano, a scenographer who become actress in a performance that change the atmosphere, bringing the audience to wait in order to go from a opera to another. Adriano Petrucci proposes a time capsule: a big glass box full of numbers used in supermarkets, signed by the people that used it. Between shoes and sounds, glass poetry and video chairs, the viewer don't know what's next, and the waiting, for this time, become incredibly sweet.