mercoledì 26 novembre 2008

L’ENERGIA DI HIGH SCHOOL MUSICAL DA DICEMBRE AL BRANCACCIO


Una platea che canta più forte degli attori, protagonisti presi d’assalto da folle di bambini e di mamme che chiedono autografi, un successo planetario. High School Musical ormai è davvero il fenomeno musicale e cinematografico degli ultimi anni e non solo, perché le avventure di questi liceali sportivi, belli e dotati di voci coinvolgenti, hanno investono anche il mondo del teatro. Al teatro Brancaccio di Roma, per la prima volta nella Capitale, dal 3 dicembre e per tutto il periodo natalizio, va in scena lo spettacolo ispirato al primo film della serie, una produzione affidata al re del musical all’italiana: Saverio Marconi. Il regista e direttore della Compagnia della Rancia ha creato un’opera unica, simile, ma allo stesso tempo diversissima dalla sua omologa americana. “In tutto il mondo è stata portata la versione inglese del musical – racconta Marconi – mentre in Italia la Disney ne ha chiesto una fatta apposta, perché si ha a cuore la creatività tipica del nostro popolo. Noi l’abbiamo rifatto a nostro gusto, modificando canzoni, costumi e a volte abbiamo anche fatto cambiamenti al testo. La Disney ha supervisionato il lavoro e l’ha approvato”. High School Musical - Lo spettacolo è tutto in italiano e cantato dal vivo da 22 giovani interpreti con all’attivo percorsi artistici che non hanno nulla da invidiare agli attori adulti. La star indiscussa è Jacopo Sarno, l’interprete di Troy, il popolare capitano della squadra di backet del liceo che nei film ha il volto dell’idolo delle teenager Zack Efron. L’artista diciannovenne ha esordito da giovanissimo nel mondo della musica e della recitazione: dal 1995 al 1997 è il piccolo Paolino nella sit-com “Io e la mamma” con Gerry Scotti e Delia Scala, poi dal 1999 è diventato doppiatore, interpretando, tra le tante cose, il passerotto di Alex del Piero nel celebre spot per l’acqua minerale. Nel 2003 partecipa al festival di Castrocaro come cantautore, dal 2006 è conduttore per Nickelodeon e Mtv, mentre nel 2007 arriva il ruolo di “Jaki” nella sit-com “Quelli dell’intervallo” su Disney Channel. Oltre a ballare, cantare, comporre e suonare, studia Filosofia all’università Statale di Milano, e per lo spettacolo ha anche dovuto imparare a giocare a basket. “La vera difficoltà è stata ballare e far rimbalzare i palloni in sincrono – racconta – una volta ho fatto canestro con un rimbalzo venuto male senza accorgermene”. La cosa più bella, però, “è il gruppo di noi ragazzi, siamo molto amici e ognuno ha una sua professionalità, quindi cerchiamo di rubare ognuno le qualità migliori dell’altro”. Anche Denise Faro, l’interprete di Gabriella, la ragazza di Troy, dice di amare questo ruolo e l’energia dello spettacolo: “Ogni sera ci aiutiamo a vicenda e ricreiamo un affiatamento tra di noi, rendendo più vera la recitazione”. Denise Faro ha esordito nel 2003 in televisione con “Un medico in famiglia” e nel 2008 al cinema con “Come tu mi vuoi” con Nikolas Vaporidis e Cristina Capotondi. Interpreta la protagonista femminile, inoltre, in “Giulietta e Romeo” di Riccardo Cocciante e Pasquale Panella. Dopo le date romane lo spettacolo toccherà oltre 30 città italiane, a cominciare da Milano, all’Allianz Teatro dal 14 gennaio al primo febbraio.

martedì 25 novembre 2008

Malie d'amore e antichi canti lucani: la magia di "Vito ballava con le streghe"

“Una storia che si riferisce alla memoria, ma è intrisa di simboli che parlano al tempo presente e guardano al futuro, perciò è anche un presagio”. Così lo scrittore lucano Mimmo Sammartino definisce “Vito ballava con le streghe”, il docufilm presentato oggi a Roma alla sede Rai di viale Mazzini, ispirato al suo libro omonimo. Un film “strano, insolito” secondo le parole dello stesso regista Vittorio Nevano, che ondeggia tra tradizione, poesie in dialetto, frasi antiche e panorami di roccia e montagne che oggi, come ieri, incantano i viaggiatori in Basilicata. La pellicola è stata girata tra Castelmezzano, Pietrapertosa e Campomaggiore, nel cuore delle dolomiti lucane, montagne uniche per la complessità delle loro cime frastagliate, alla cui ombra si svolge la storia di Vito, un semplice contadino che cade sotto l’influsso delle masciare. Queste streghe pagane, che volano di notte su cani bianchi, gli cambiano la vita, facendolo sposo di una di loro, una donna che può essere “anche una santa”, che sembra già conoscere il loro destino. “Quello di Sammartino è un libro difficile da tradurre in immagini – racconta Nevano – parla di un mito, rende immortale un posto e una regione dalla cultura elevata. Credo che anche il cast sia riuscito a rendere questa grandezza”. Interpretato da giovani attori della Basilicata, ma anche da vere guest star, come Ulderico Pesce o il poeta della beat generation, con origini lucane, John Giorno, il film andrà in onda su Rai Tre il 26 novembre all’una e dieci e sarà distribuito anche all’estero. “È un lavoro importante – ha sottolineato il regista – perché ha messo insieme la Rai e le amministrazioni della regione e dei Comuni”. Alla presentazione, infatti, era presente anche il governatore della Basilicata, Vito De Filippo: “Stiamo inventando molte strade per promuovere una piccola regione del Sud fatta di suggestioni importanti” ha detto il presidente, ricordando che Castelmezzano, il paese di 900 abitanti dove è cresciuto Sammartino, è a rischio spopolamento, ma “così torna a vivere”. De Filippo ha sottolineato anche il gran numero di scrittori che stanno emergendo nella regione e ha concluso dicendo che “sicuramente il docufilm aiuterà la Basilicata”. Molto emozionato anche il sindaco di Castelmezzano, Nicola Valluzzi: “Per la comunità sono stati giorni di coinvolgimento assoluto” ha raccontato, riferendosi alle riprese del film, e ricordando che la storia “è stata nascosta per anni: della malia dell’amore, del paganesimo non si parlava, ma noi l’abbiamo portata alla luce e abbiamo dimostrato di poter diventare protagonisti della televisione a nostro modo, con la cultura e la tradizione”. Una storia fatta di balli e canzoni, sospesa nel tempo, che nasce da “una rivendicazione di dignità di una cultura e una dichiarazione d’amore per un mondo” fatta da Sammartino sulla scia “della fascinazione per i racconti di mia nonna”. Un insieme di simboli che ha colpito anche il senatore a vita Emilio Colombo, “il più vecchio politico lucano” come si è definito, ricordando la sua rabbia giovanile per come veniva descritta la sua terra e la consapevolezza, scendendo tra la gente, che “sotto le vesti, i panni spesso neri, vi erano delle menti vivide che portavano con sé la grande ricchezza di questa terra, dove magia e filosofia si incontrano. Questo film sutura il passato e il presente”.