“Un graffito è dettato dall’ispirazione del momento. Serve a esprimersi, a lanciare un messaggio alla società. Non è questione di apparire, ma serve per dire io ci sono”. Cappellino da baseball, vestiti larghi e un quaderno pieno di poesie e disegni. Il giovane lucano che mi racconta il mondo dei “writer” potrebbe sembrare un teppistello agli occhi di chi non sa leggere le sue idee. Anche se c’è chi presenta in Parlamento provvedimenti per sbatterli in carcere, oggi i graffitari sono entrati ufficialmente nel mondo dell’arte. “Ogni writer sceglie una tag, un nome diverso da quello imposto dai genitori - racconta il ragazzo, che non rivela, però, la sua tag –. Non voglio che sia associata a me o che sia scritta da altri. È una cosa solo mia”. Anche se considera i graffiti delle vere forme d’arte, il giovane writer lucano invita al rispetto: “Sono contrario a dipingere proprietà private o monumenti. Anche l’architettura è arte e non è giusto imbrattarla. Però i luoghi pubblici sono perfetti per un graffito”. E circa le sanzioni ha un’idea ben precisa: “L’oppressione è sempre sbagliata. Sarebbe meglio dare degli spazi dove ci si possa esprimere liberamente”.
Il Comune di Potenza già da quattro anni è all’avanguardia in questo campo: esiste un regolamento per la “spray-art”. “Chi vuole fare un graffito può chiedere un tesserino al Comune – racconta Giancarlo Grano, dirigente del dipartimento ambiente – poi bisogna inviare la foto del luogo dove si vuole disegnare e un bozzetto. Qualsiasi superficie in cemento armato è adatta”. Oltre 120 tesserini sono stati assegnati, perché, come dice Grano, “è meglio disciplinare che reprimere”, riconoscendo il valore dei graffiti.
Dario Carmentano, artista materano che lavora con icone e parole di impatto sociale, nei musei c’è entrato, e non ha dubbi a definire i graffiti come “una forma d’arte ormai consolidata”. In un mondo in cui le modalità espressive sono sempre più trasversali “invadere gli spazi non istituzionali di una città è un’esigenza legittima – dice Carmentano –. Certo, disturba, perciò bisognerebbe censire gli spazi da rendere disponibili, lasciando comunque un margine di libertà”. L’artista evidenzia anche la necessità di trasformare il vecchio mondo culturale: “L’arte cambia, cerca nuovi linguaggi. Può sembrare provocazione, invece, è denuncia della realtà vera. I musei – continua Carmentano – sono istituzioni troppo statiche, non rispondono alle esigenze di comunicazione dell’arte contemporanea che si esprime in modo occulto, indiretto, senza che a volte rimanga traccia dell’opera in sé”. I graffiti sono espressione della fugacità dell’arte, che resta su un muro, ma viene presto ricoperta o cancellata dalle intemperie, vivendo, però, nella forza del gesto di chi ha voluto raccontare tutto il mondo che ha dentro. E le città sono eterne gallerie a cielo aperto.
Il Comune di Potenza già da quattro anni è all’avanguardia in questo campo: esiste un regolamento per la “spray-art”. “Chi vuole fare un graffito può chiedere un tesserino al Comune – racconta Giancarlo Grano, dirigente del dipartimento ambiente – poi bisogna inviare la foto del luogo dove si vuole disegnare e un bozzetto. Qualsiasi superficie in cemento armato è adatta”. Oltre 120 tesserini sono stati assegnati, perché, come dice Grano, “è meglio disciplinare che reprimere”, riconoscendo il valore dei graffiti.
Dario Carmentano, artista materano che lavora con icone e parole di impatto sociale, nei musei c’è entrato, e non ha dubbi a definire i graffiti come “una forma d’arte ormai consolidata”. In un mondo in cui le modalità espressive sono sempre più trasversali “invadere gli spazi non istituzionali di una città è un’esigenza legittima – dice Carmentano –. Certo, disturba, perciò bisognerebbe censire gli spazi da rendere disponibili, lasciando comunque un margine di libertà”. L’artista evidenzia anche la necessità di trasformare il vecchio mondo culturale: “L’arte cambia, cerca nuovi linguaggi. Può sembrare provocazione, invece, è denuncia della realtà vera. I musei – continua Carmentano – sono istituzioni troppo statiche, non rispondono alle esigenze di comunicazione dell’arte contemporanea che si esprime in modo occulto, indiretto, senza che a volte rimanga traccia dell’opera in sé”. I graffiti sono espressione della fugacità dell’arte, che resta su un muro, ma viene presto ricoperta o cancellata dalle intemperie, vivendo, però, nella forza del gesto di chi ha voluto raccontare tutto il mondo che ha dentro. E le città sono eterne gallerie a cielo aperto.
2 commenti:
bello sto articolo. Davvero interessante. Spero che la coscienza sociale per il rispetto si diffonda sempre di più
In realtà quello che succede a Potenza è ben diverso: di solito il comune concede uno spazio all'artista (ovviamente dopo averlo schedato) e poi dimentica che quei i muri sono stati dipinti concedendoli alla pubblicità che puntualmente ricopre le opere con dei manifesti. Se un comune ama l'arte la paga e la rispetta, non si limita a dare delle concessioni con diritto di recesso.
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